Tecnica antichissima sviluppatasi in epoca alessandrina e romana (I secolo a.C. – I secolo d.C.), riscoperta dai veneziani alla fine del XV secolo (quando nelle vetrerie muranesi invalse l’uso di inglobare nei soffiati sezioni di canna rosetta, caratterizzata da strati concentrici di differente colore, talvolta formanti tipici motivi a stella o a fiore) e da questi ripresa nella seconda metà dell’Ottocento (intorno al 1870). Questa tecnica consiste nell’accostare a freddo su una piastra metallica o in refrattario, secondo un certo disegno, delle sezioni di canna variegata, preparata in precedenza, di 1-2 cm di altezza, caratterizzate all’interno da un disegno visibile al taglio, oppure segmenti di bacchetta o anche elementi prefabbricati di varia forma e colore, il tutto a formare un mosaico policromo. Gli spazi vuoti tra murrina e murrina vengono riempiti con spezzoni di bacchette cilindriche. L’insieme viene poi gradualmente riscaldato sulla bocca del forno sino a determinare il rammollimento degli elementi del mosaico; l’adesione dei diversi elementi viene facilitata pressando i bordi verso il centro con delle palette di legno. Questa operazione di riscaldamento e serraggio viene ripetuta più volte per eliminare tutti i vuoti presenti tra canna e canna. Ultimata l’operazione il manufatto così ottenuto viene deposta a caldo su una sagoma in materiale refrattario preventivamente riscaldata e riportata all’interno del forno dove, per rammollimento controllato, acquista la forma finale voluta. L’oggetto così ottenuto, una volta raffreddato, viene rettificato, molato e lucidato.